Disruptive Art Gallery
Aldo Pecoraino - L'alba
Aldo Pecoraino - L'alba
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Artista : Aldo Pecoraino
Titolo: L'alba, 1999
Medium: Olio su tela
Dimensioni: 150x100 cm
Cornice : Senza cornice
L'opera è accompagnata da Certificato di garanzia rilasciato dalla Galleria d'arte e da un expertise di un illustre critico d'arte e docente presso l'Accademia di Belle Arti.
L'artista:
Aldo Pecoraino (1927–2017) è stato un pittore italiano, nato e vissuto a Palermo, riconosciuto come una figura di spicco nell'arte siciliana del XX secolo.
Aldo Pecoraino non si associa rigidamente a una specifica corrente artistica, ma la sua poetica si inserisce in un contesto di realismo lirico e simbolismo. Pecoraino esplora il rapporto tra uomo, natura e luce, conferendo alle sue opere un'atmosfera intima e contemplativa, spesso legata alla sua terra natale, la Sicilia.
Le sue rappresentazioni della natura, specialmente gli alberi e i paesaggi, evocano una sensibilità che può essere paragonata a movimenti come il post-impressionismo o il realismo magico, pur mantenendo una cifra stilistica unica e personale. L’artista si distingue per una forte componente emozionale e simbolica, con una pittura che riflette una connessione profonda con l’ambiente e una ricerca spirituale.
L'opera:
All’ergersi stentoreo, su un paesaggio deserto, di fluide pennellate rubiconde, chiuse, nel loro espandersi da continue stesure scure, si oppone, sorniona, in fondo, una vigile sfera nel cielo, ad emanar chiarore. Rami debordanti, annaspanti alla ricerca di spazio, si richiudono, d’un tratto, a sottolinerne la forma, rendendola, così, assoluta e viva.
Un fluido magmatico proviene dalla terra, ove è stato racchiuso per millenni dal raffreddamento della crosta ma qui sembra aver trovato sfogo, come da un cratere secondario di vulcano, dal ventre cavo dell’albero.
Esso, invadendo anche i rami secondari, è rimasto lì a raffreddarsi, mentre ancora il rosso del calore, diventato nero solo sui bordi, continua a sprigionare forza tellurica ed energia panica.
E’ come se quello stesso albero che in Mondrian si è estinto, sotto gli occhi dell’artista, ed essenzializzandosi ha emanato gli ultimi rantoli di vita figurativa autonoma, pressato com’era dall’incipiente esigenza dello spirito che ne ha preso il posto, in Pecoraino tardasse a perdere consistenza, alimentato continuamente da un fluido interno che lo autogenera e gli dà vita.
L’impressione che se ne ha è che l’esigenza comunicativa di un’assoluta spiritualità tenti, continuamente, di assorbire le fattezze del reale per fagocitarle, per togliere loro la facoltà mediatrice della comunicazione, mentre, autonomamente, esse si ripropongano come referenti costanti dei messaggi veicolati.
Pecoraino sa che la sola realtà non basta ad esprimere tutto quanto alberga nel suo animo, ma non sa vincere la forza dell’immagine la quale ancora s’impone.
Il suo albero, mosso dal vento che piega la chioma tutta d’un lato, come funestato da agenti metereologici, rantola, ma non muore e stende i suoi rami a cercare aria, luce e, ove ne trova una fonte, si piega, si flette generando concavità abbraccianti.
Ogni opera è una lotta tra l'immagine che alberga nel cuore dell’Artista e che vuole il suo dominio e lo spirito che cerca forme assolute per parlare.
In Pecoraino il noumeno non si fa immagine perchè la realtà ne occupa il posto e non lo cede.
Diego Gulizia