Disruptive Art Gallery
Mario Bardi - La tempesta
Mario Bardi - La tempesta
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Artista: Mario Bardi
Titolo: La tempesta, 1980
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 56x74 cm
Firma: Firmato a mano, fronte e retro, dall'artista
Certificato di autenticità (COA): Certificato rilasciato da una galleria d'arte ed expertise di illustre critico d'arte
Condizione: Eccellente
Incorniciato: Sì
L'artista:
E' nato a Palermo nel 1922, contemporaneo di quella generazione di artisti siciliani che ha vissuto i disastri della guerra, il crollo del fascismo e la Liberazione.
Giunto ad Aosta nel ’51 per insegnare materie artistiche, ha poi vissuto a Torino ed infine dal ’58 a Milano, dove ha frequentato Quasimodo e Vittorio Fagone, De Grada e Mario De Micheli, e dove ha insegnato e si è affermato.
Tra cronaca e memoria, il dipingere di Bardi per oltre sessant’anni ha traversato parecchie stagioni (talune più “realistiche”, talune più “barocche”) senza mai abbandonarsi alle oscillazioni del gusto, sempre assorto ai veri suoi motivi interiori. In tutte, quando più melanconiche o esistenzialistiche, quando più turgidamente e sensualmente figurative, lo splendore sonoro e solare appunto della sua Sicilia. In tutte, ancora, un suo modo una sua cifra sempre riconoscibile, anche nel minimo bozzetto o disegno a matita, una sua sintesi, mai contratta o meramente riassuntiva del segno d’immagine, tra cronaca e memoria, tra racconto e contemplazione, dove spunti sociali e critica civile, soprattutto attivi nei quadri “realisti esistenziali” degli anni 50 e 60, reagiscono e si combinano con le disfatte arricciolature di una Palermo fatiscente, con il rigoglio spinoso del fico d’india, con una luce così tagliente e lucida da poterla guardare solo attraverso la fresca fessura delle persiane infuocate.
Mario Bardi, con la sua vita e la sua opera, ci ha riproposto il gusto, anche raffinato, di guardare alla pittura non solo come ad una realtà dell’uomo, ma anche come ad una qualità della sua coscienza.
Il fascino sensuale delle sue immagini, lo schietto sentimento poetico che le percorre vengono, appunto, da qui, dalla verità sostanziale del suo modo acuto di guardare il mondo.
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